04 dicembre 2006

Lo sbarco in Polinesia

Torniamo a Sydney, ceniamo sulla terrazza di Sherylanne con i suoi baldi amici; un giovane costruttore (ribattezzato Millecase) che è stato in tutto il mondo, anche nella cosmopolita Castel Volturno. Un ballerino di tango argentino, Riccardo; e una ragazza Narida, arida ma prosperosa. Massimo per rompere il ghiaccio lancia una padella dal settimo piano.

Millecase affascina Manuela con i suoi mille discorsi, piccole incomprensioni tra i due a riguardo di pipistrelli e stelle, Giappone e Germania.

Il giorno dopo andiamo all`orto botanico a Darling Harbour, prendiamo la monorotaia e accompagniamo Aldo e Manu all`aeroporto, tornano a casa. Fiumi di lacrime, i nostri cuori si frantumano in mille pezzi. Complimenti per il record di 3 scali nel viaggio di ritorno.

Per solidarieta` abbandoniamo l`Australia, ma prima salutiamo la nostra mamma australiana Karen.

All`aeroporto Yuka ci fa una sorpresa e ci viene a salutare. Incontriamo Carlos, nostro amico brasiliano.

Arriviamo in Polinesia alle 10 di sera. Prima di arrivare scattiamo una foto dall`alto



Veniamo accolti senza la classica collana di fiori, ma solo con un fiorellino. Si sono sprecati!!



Grazie ai nostri agganci internazionali, siamo ospitati dalla cainata di un ex collega di Cesidio, Marcela colombiana che vive da 18 anni a Faaa, nei pressi di Papeete. Suo marito Lam vietnamita, fisico nucleare esperto in epidemiologia. Le due figlie sono un bellissimo mix



Hanno un cane che si chiama Mondragon.

Marcela ci porta in giro per tutta l`isola, purtroppo il clima non è dei migliori, piove a dirotto (mai viaggiare ai tropici durante la stagione delle piogge, il miglior periodo è da maggio a settembre) ma riusciamo a vedere le cascate e la particolare spiaggia di sabbia nera di origine vulcanica



Il giorno dopo fortunatamente è una bellissima giornata e noi ne approfittiamo per andare a mare. La diversita` di colori dell`oceano è impressionante



Visitiamo una palafitta





e giochiamo a pallone con degli armadietti polinesiani, vinciamo ma loro dicono che abbiamo perso... vabbuo`. Ce l`hanno con noi per il mondiale, infatti qui, essendo una colonia francese, tutti tifavano per la Francia.

Torniamo a casa in autostop e ceniamo in un tipico ristorante polinesiano a base di pesce crudo al sugo di cocco. Andiamo a ballare al piano disco. In pochi minuti ci accorgiamo di essere circondati da travestiti, scappiamo. Ci rifugiamo nel bar Taina dove conosciamo due ballerine tahitiane che pero` parlano solo francese, cosi` decidiamo di tornare con il solito autostop che ci lascia sulla salita verso casa. Camminiamo per 20 minuti sotto una costante pioggia tropicale con gruppetti di cani randagi che ci fanno compagnia.

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